Finito il carnevale entriamo nella quaresima
come segno e come realtà di penitenza. Come meditazione visiva per la fine del
carnevale, questa simpatica tavola allegorica di Ignacio de Ries, pittore
spagnolo del XVII sec. Il titolo è "Arbol de la vida", e si trova
nella Cattedrale di Segovia (Spagna). E' una rappresentazione della vanità
della vita mondana e ridanciana, simbolizzata dalle gozzoviglie che si tengono
in cima all'albero, nella noncuranza generale dei colpi che la morte
quotidianamente assesta all' "albero della vita". Il diavolo tira
dalla sua parte, cercando di accelerare l'inevitabile, per non dar tempo ai
buontemponi di ricordarsi: "ricordati che sei polvere e in polvere
tornerai". Dalla parte opposta alla morte, in abiti penitenziali,
Gesù suona la campana, cercando di intercettare l'attenzione dei gaudenti tra
le feste carnascialesche. Pare invano, a giudicare dallo sguardo preoccupato
del Signore. Questo quadro è un ammonimento. Una "pubblicità
penitenziale": l'ora è giunta, la Quaresima è alle porte. Scendete dall'albero prima che sia troppo tardi, l'albero che pare "della vita" invece ti trascina nella tomba.(Cantule Antonianum).
Nell'aspettare la Pasqua 2013, alcune fotografie di Lu Signuri di
li fasci anno 2012, gentilmente concesse da Giuseppe Bauccio a cui
rivolgo i miei ringraziamenti.
Con il restauro fatto effettuare al Santissimo Crocifisso e all' Addolorata da parte delle rispettive Confraternite, quest'anno nel rito della Settimana Santa li vedremo di uno splendore più reale e più vivo di come sono stati.
Con il restauro fatto effettuare al Santissimo Crocifisso e all' Addolorata da parte delle rispettive Confraternite, quest'anno nel rito della Settimana Santa li vedremo di uno splendore più reale e più vivo di come sono stati.
Versi sui dolori di Maria SS. in lingua dialettale
Passa
Maria di na strata nova;
la
porta d’un firraru aperta jera:
“O
caru mastru, chi faciti a st’ura?”
“Fazzu
na lancia e tri pungenti chiova”.
“O
caru mastru, nun li faciti a st’ura
ca
di novu vi la pagu la mastria”
“O
cara donna, nun lu pozzu fari
Ca
unni è Gesù ci mittinu a mia”.
“O
caru mastru, mi nni duni nova
Di
lu Figghiuzzu amatu di Maria?”.
“O
bona donna, vi nni dugnu nova:
Pigghiati
sangu, sangu ca ci trova”.
Maria
grida ccu na vuci forti:
“ora
lu criu ca me Figghiu è mortu!”.